Tra i più belli ed antichi palazzi del paese, l’ottocentesco palazzo Sgadari, già edificio privato appartenente all’omonima famiglia gangitana, oggi è di proprietà del Comune di Gangi che nel 1995 ha creato nel pian terreno un Museo Civico, nel quale sono conservati dei reperti archeologici ritrovati sul vicino monte Albuchia e a Gangi Vecchio.
Distribuito su quattro sale, il museo è diviso in due settori: didattico e topografico. Il nome di Gangi compare da sempre nella letteratura archeologica per essere stato connesso all’antica Engyon, la mitica città di fondazione cretese citata da Diodoro Siculo e famosa nell’antichità per il tempio e il culto delle Dee Madri.
Nonostante all’interno del centro urbano non sia stato mai segnalato alcun rinvenimento archeologico, esiste, tuttavia nel circondario, un ricco ed inesplorato patrimonio di testimonianze antiche che legittima l’inserimento di Gangi nelle carte archeologiche e merita senza dubbio l’interesse che, finalmente, negli ultimi anni gli è stato attribuito.
I rinvenimenti che vanno dall’epoca arcaica all’età paleocristiana vedono nei casi più importanti reperti che vengono datati tra il VII ed il VI sec. a.C. Gli altri due piani del palazzo presentano: al primo la Pinacoteca Gianbecchina, che dal 2001 ospita le opere donate dal grande Maestro siciliano, autore del “Ciclo del Pane”, al Comune di Gangi; e al secondo il Museo delle armi, anche questo sorto in seguito ad una donazione da parte del maestro Giuseppe Franco al Comune di Gangi (2007).
Museo Comunale
Piccola panoramica di una delle sale del Museo Civico di Gangi. Il museo era stato istituito nel 1958, dopo abbandonato. Nell’ultimo decennio con il rinato interesse verso i beni culturali e l’archeologia è stata possibile la riapertura nei locali dell’antico Palazzo Sgadari, che oggi stabilmente lo ospita nel piano terra.